sabato 31 dicembre 2016

Ricetta: Spaghetti alla puttanesca

            Gli spaghetti alla puttanesca sono un primo piatto semplice, ma saporito, preparato con pomodoro (o pomodorini), acciughe, capperi, olive nere, peperoncino e origano (o prezzemolo).
            Gli spaghetti alla puttanesca si preparano tipicamente in Campania, dove non usano le acciughe, le olive sono quelle di Gaeta e di preferenza si utilizza l'origano, o nel Lazio, dove invece mettono anche le acciughe sotto sale e di preferenza il prezzemolo. Spesso le varianti che si trovano sono un mix di entrambe.
           Io ho preparato gli spaghetti alla puttanesca come li cucinano nel Lazio, con pomodorini, acciughe e prezzemolo. 

              Sull'origine del nome degli spaghetti alla puttanesca, piuttosto singolare, esistono varie interpretazioni. La più accreditata racconta che il nome deriva dal proprietario di una casa di appuntamenti, che era solito preparare questo piatto, semplice ma molto gustoso, per i propri ospiti. Ma esistono tante altre spiegazioni, più o meno simili. Difficile sarà stabilire quella più veritiera.


INGREDIENTI per 2 persone
400 g di pomodori rossi o 10 pomodorini ciliegini
4 filetti di alici
8 olive nere denocciolate
10 g di capperi sotto sale
4 cucchiai di olio extravergine di oliva
2 spicchi di aglio
1 peperoncino o peperoncino frantumato
origano o tre cucchiaini di prezzemolo congelato
160 g di spaghetti
sale

PREPARAZIONE
in una padella capiente preparare il condimento; aggiungere l'olio extravergine, l'aglio spellato e schiacciato, abbondante peperoncino in polvere, i pomodorini lavati in uno scolapasta e tagliati a metà, le acciughe tritate grossolanamente, le olive tagliate a rondelle, i capperi dissalati sotto acqua corrente nello scolapasta; accendere il fuoco e mescolare frequentemente; cuocere a fiamma media fintanto che il sugo non si sarà ben ristretto, 10 minuti;
nel frattempo in abbondante acqua salata portata a bollore cuocere la pasta e, poco prima di scolarla, aggiungere mezzo mestolo di acqua di cottura nella padella del condimento, quindi accendere il fuoco.
Saltare la pasta scolata nella padella del condimento aggiungendo tre cucchiaini di prezzemolo congelato, mescolare bene.




giovedì 29 dicembre 2016

Film: Il ponte delle spie

Il ponte delle spie (Bridge of Spies) è un film del 2015 diretto da Steven Spielberg con protagonista Tom Hanks.
Il film, ambientato durante gli anni della guerra fredda, narra il caso dell'arresto e del processo con conseguente condanna della spia russa Rudolf Abel, per poi narrare la trattativa e lo scambio di Abel con Francis Gary Powers, pilota di un aereo-spia Lockheed U-2, abbattuto, catturato e condannato dai sovietici. Durante l'88ª edizione dei premi Oscar è stato candidato a sei premi, vincendo una statuetta per il miglior attore non protagonista, assegnata a Mark Rylance.[1]

Trama
Nell'America della guerra freddaJames Donovan è un affermato avvocato di Brooklyn specializzato nel ramo assicurativo, con un'esperienza nel collegio giudicante del processo di Norimberga. Al momento della cattura della spia sovietica Rudolf Abel, Donovan viene contattato per assumerne la difesa. L'intenzione di chi lo ha incaricato è quella di dimostrare come gli Stati Uniti tutelino i diritti di tutti, ma Donovan, una volta assunto, nonostante le iniziali ritrosie, l'impopolare incarico, subisce le pressioni della moglie, del suo principale e del giudice affinché non eserciti una difesa troppo scrupolosa, trattandosi di un sovietico.
L'avvocato riesce ad instaurare un buon rapporto con il cliente, inizialmente a lui inviso, e decide di esercitare la professione nel migliore dei modi. Così, pur di fronte ad un parere di piena colpevolezza da parte giuria, riesce ad evitare la pena di morte per il suo assistito, portando al giudice la motivazione che una spia sovietica, da viva, possa ancora essere utile alla causa nazionale. Il verdetto solleva grandi polemiche e Donovan, insoddisfatto, si appella alla Corte Suprema ritenendo che il suo cliente non abbia avuto un processo completamente giusto. L'avvocato finisce nell'occhio del ciclone, con la sua stessa famiglia oggetto di intimidazioni.
Il ricorso non ha esito ma, come prefigurato, per il suo cliente si apre un'altra via. Una lettera dalla Germania dell'Est ad Abel rappresenta infatti un primo approccio per un negoziato, che la CIA decide di affidare direttamente a Donovan. I russi hanno infatti catturato Francis Gary Powers, un pilota di un aereo spia U-2, abbattuto al suo primo volo nei cieli sovietici, e sono disposti a scambiarlo con Abel.
Nel massimo riserbo Donovan si reca a Berlino e lì orchestra lo scambio, che ha luogo sul discreto e appartato Ponte di Glienicke, in seguito soprannominato "Ponte delle Spie". Con una mossa azzardata, Donovan riesce anche a far liberare dalle autorità berlinesi della Repubblica Democratica Tedesca, presso il Checkpoint Charlie del Muro di Berlino, lo studente statunitense di economia Frederic Pryor, che era stato catturato ed era detenuto presso la Volkspolizei, la polizia della Germania orientale.
A successo ottenuto, di ritorno in patria, a Donovan è riconosciuto pubblicamente il merito di aver permesso la liberazione del pilota americano ostaggio dei sovietici, ed è così pienamente riabilitato di fronte all'opinione pubblica.

Questo film mi è piaciuto perchè: narra la storia di un avvocato americano che crede nel suo lavoro e trova con intelligenza la possibilità di conciliare l'interesse del suo assistito, un prigioniero di guerra russo, che viene salvato dalla pena di morte e viene infine scambiato con altri prigionieri americani, dopo una lunga negoziazione.    
Questa capacità di negoziazione, che porta a salvare una vita umana in cambio della vita di altre persone, viene riconosciuta e considerata come preziosa anche negli Stati Uniti d'America, e rappresenta nella guerra fredda qualcosa di più della semplice offerta di un avvocato difensore ad una spia russa.  



mercoledì 28 dicembre 2016

E' Natale ogni volta che...

E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che
non accetti quelle consuetudini
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta che speri con quelli che
disperano nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti
e la tua debolezza.

E' Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta









sabato 10 dicembre 2016

Ricetta: Spaghetti con cicoria catalogna, acciughe e peperoncino

Ingredienti (per 2 persone)

180 g di spaghetti 
150 g di cicoria catalogna (preferibilmente foglie freschissime e tenere) 
6 filetti di acciughe sott'olio
peperoncino piccante fresco o secco a volontà
2 spicchi d'aglio
sale q.b.
1 bel giro di olio extravergine d'oliva
formaggio pecorino (facoltativo) 2 cucchiai 

Preparazione

Gli spaghetti con cicoria catalogna, acciughe e peperoncino sono un primo piatto semplice e veloce da preparare ma molto saporito, dal gusto rustico e piccante.
Per prepararli, innanzitutto mondare e lavare accuratamente le foglie di cicoria catalogna. Portare ad ebollizione una pentola con abbondante acqua salata e lessare la cicoria catalogna per venti minuti, quindi scolarla conservando l'acqua di cottura.
Riportare l'acqua a bollore e cuocervi gli spaghetti (consigliamo un formato non troppo sottile). Nel frattempo, in una capiente padella con un bel giro d'olio extravergine di oliva far rosolare due o tre spicchi d'aglio sbucciati e schiacciati, le acciughe ben scolate dall'olio  di conservazione e sminuzzate e del peperoncino piccante a scaglie (almeno un cucchiaino).
Quando le acciughe saranno sciolte, rimuovere l'aglio, unire la cicoria catalogna e farla insaporire per qualche istante. Scolare gli spaghetti molto al dente senza eliminare del tutto l'acqua di cottura e terminare la cottura in padella con gli altri ingredienti, aggiungendo se necessario qualche cucchiaio di acqua di cottura.
Servire gli spaghetti con cicoria catalogna, acciughe e peperoncino ben caldi, appena pronti, eventualmente con una spolverata di formaggio pecorino grattugiato (2 cucchiai).





Testi di JJ Cale: After Midnight e Call me the breeze

by J. J. Cale  di J. J. Cale

After midnight, we're gonna let it all hang down.After midnight, we're gonna chug-a-lug and shout.We're gonna stimulate some action;Stiamo per stimolare qualcosaWe're gonna get some satisfaction.Stiamo andando ottenere qualche soddisfazione.We're gonna find out what it is all about.Stiamo per scoprire di cosa si tratta.After midnight, we're gonna let it all hang down.Dopo la mezzanotte, stiamo per lasciare tutto
After midnight, we're gonna shake your tambourine.Dopo la mezzanotte, stiamo per scuotere il tamburello.After midnight, it's all gonna be peaches and cream.Dopo la mezzanotte, tutto sara 'rose e fiori.We're gonna cause talk and suspicion;Potremo provocare chiacchere e sospettiWe're gonna give an exhibition.Stiamo per dare una mostra.We're gonna find out what it is all about.Stiamo per scoprire di cosa si tratta.
After midnight, we're gonna let it all hang down.Dopo la mezzanotte, stiamo per lasciare tutto .
After midnight, we're gonna let it all hang down.Dopo la mezzanotte, stiamo per lasciare tutto
Second VerseSecondo verso
After midnight, we're gonna let it all hang down.Dopo la mezzanotte, stiamo per mollare tuttoAfter midnight, we're gonna let it all hang down.Dopo la mezzanotte, stiamo per mollare tuttoAfter midnight, we're gonna let it all hang down.Dopo la mezzanotte, stiamo per mollare tuttoAfter midnight, we're gonna let it all hang down.Dopo la mezzanotte, stiamo per mollare tutto
Dopo la mezzanotte, stiamo per mollare tuttoDopo la mezzanotte, andremo a trangugiare e gridare.Stiamo per stimolare qualcosaStiamo andando ottenere qualche soddisfazione.


Call Me The Breeze


They call me the breeze
I keep blowing down the road
They call me the breeze
I keep blowing down the road
I ain't got me nobody
I ain't carrying me no load
Ain't no change in the weather
Ain't no change in me
Ain't no change in the weather
Ain't no change in me
I ain't hidin' from nobody
Ain't nobody hidin' from me
I got that green light, babe
I got to keep moving on
I got that green light, babe
I got to keep moving on
I might go out to California
Might go down to Georgia
Might stay home

Mi chiamano la brezza

Mi chiamano la brezza
Continuo a soffiare nella strada
Mi chiamano la brezza
Continuo a soffiare nella strada
Non ho nessuno
Non sto portando alcuno carico
Non c'è un cambiamento nel tempo
Non c'è un cambiamento in me
Non c'è un cambiamento nel tempo
Non c'è un cambiamento in me
Non mi sto nascondendo a nessuno
Nessuno si sta nascondendo a me
Ho quella luce verde babe
Devo continuare a muovere
Ho quella luce verde babe
Devo continuare a muovere
Può darsi andrò su a California
Può darsi andrò giù a Georgia
Non lo so
Su You Tube After midnight e Call me the breeze brani suonati insieme da JJ Cale ed Eric Clapton

Musica: J.J. Cale

J.J. Cale


John Weldon Cale[2], più conosciuto come JJ Cale o J.J. Cale (Oklahoma City5 dicembre 1938[3] – La Jolla26 luglio 2013[3]), è stato un cantautore e musicista statunitense.


Biografia

John Weldon Cale nacque il 5 dicembre 1938 a Oklahoma City, in Oklahoma. Trascorse la sua giovinezza a Tulsa e nel 1956 si diplomò presso la Tulsa Central High School. Oltre ad imparare a suonare la chitarra, iniziò a studiare i principi dell'ingegneria acustica, mentre viveva ancora con i suoi genitori a Tulsa, dove costruì inoltre uno studio di registrazione. Dopo il diploma, fu chiamato al servizio militare di leva e studiò brevemente presso lo Chanute Air Force Base di Rantoul, nell'Illinois, dove scoprì alcune tecniche dell'elettronica.
Autore generoso e artista riservato, considerato un capofila del cosiddetto Tulsa sound, con uno stile inconfondibile che riesce a fondere diversi generi, tra i quali il blues, il jazz e il country-rock, è noto al grande pubblico per aver composto due tra i grandi successi di Eric ClaptonAfter Midnight e Cocaine[4][5], così come molti altri brani registrati da altri artisti (Lynyrd Skynyrd e Captain Beefheart tra gli altri). Ha vinto un Grammy Award con The Road to Escondido[6].
J.J. Cale nei suoi 40 anni di carriera aveva scritto e eseguito una serie di soffici ballate d'atmosfera, accompagnate in modo dolce e sempre poetico dalla chitarra e da una voce non aggressiva, anche quando i ritmi si fanno più decisi e vicini al rock-jazz. Il suo stile chiamato Tulsa sound può essere definito Laid Back (rilassato)[7], con sonorità a metà strada fra country, blues e rock and roll, con occasionali contaminazioni di funk e jazz, ha influenzato oltre Eric Clapton molti artisti della scena anni '70 tra cui i Dire Straits.
Di carattere riservato e non interessato alle luci della ribalta, aveva al tempo stesso tantissimi fan ed estimatori ed era molto ammirato nel campo dell'industria musicale.
Muore improvvisamente di infarto all'età di 74 anni a La Jolla, in California, il 26 luglio 2013.[8][9]

J.J. Cale
Era sposato, fino alla propria morte, con la musicista Christine Lakeland.

Discografia 

Leathercoated Minds

Solista








Film: Revenant - Redivivo

Revenant - Redivivo


Revenant - Redivivo (The Revenant) è un film del 2015, diretto, co-scritto e co-prodotto da Alejandro González Iñárritu.[1]

Trama

« Io non ho più paura di morire ormai. Sono già morto. »
(Hugh Glass al capitano Henry)
Nord Dakota1823: il trapper Hugh Glass, assunto come guida per una battuta di caccia alla ricerca di pelli e pellicce, sfugge a un attacco di indiani Arikara, durante il quale comunque vengono uccisi 33 uomini della spedizione. Con lui si salvano una dozzina di uomini, tra cui anche il figlio adolescente Hawk, avuto dalla moglie, una donna Pawnee, uccisa anni prima durante un attacco di soldati statunitensi al loro villaggio indiano. Preoccupati dal fatto che gli indiani siano sulle loro tracce, gli uomini (su consiglio di Glass stesso) abbandonano la barca su cui stanno ridiscendendo il fiume, nascondono le pelli salvate dall'attacco degli indiani e decidono di tornare al loro villaggio a piedi, preferendo la prospettiva di settimane di cammino al freddo alla possibilità di venire accerchiati e attaccati lungo il corso del fiume.
Sulla via del ritorno Glass viene attaccato e gravemente ferito da una femmina di orso grizzly, particolarmente aggressiva in difesa dei cuccioli. Glass, nonostante la grande quantità di ferite subite, riesce ad abbattere l'animale, colpendolo dapprima con una fucilata e successivamente alla giugulare con il suo coltello. Il comandante della missione, Capitano Henry, pur soccorrendolo, medicandolo e cercando in tutti i modi di curarlo, lo crede in punto di morte, e anche i compagni di viaggio credono che lo sventurato possa sopravvivere solo per alcuni giorni. Non essendo trasportabile, gli uomini della spedizione lo lasciano in compagnia del figlio Hawk, del giovane e premuroso Bridger e del cacciatore Fitzgerald, ordinando ai tre di vegliarlo sino all'ultimo momento, per poi dargli una degna sepoltura.
Fitzgerald, che è rimasto unicamente per la ricompensa in denaro promessa dal capitano, si dimostra spietato e insofferente. Approfittando dell'assenza dei due ragazzi, il cacciatore, dopo aver istigato al suicidio Glass, facendo leva sul fatto che la sua morte avrebbe comportato maggiori possibilità di sopravvivenza per il figlio, cerca di soffocarlo per poter tornare all'accampamento il prima possibile e poter ritirare il lauto compenso di 300 dollari pattuito per la loro sorveglianza; viene tuttavia scoperto da Hawk, che tenta di fermarlo, venendo a sua volta accoltellato a morte dal cacciatore. Tutto questo sotto gli occhi del moribondo Glass che, debilitato dalle ferite, non ha potuto fare niente per il giovane figlio. Fitzgerald nasconde quindi il cadavere del ragazzo e inganna Bridger, dicendogli di aver perso di vista Hawk e di aver scorto una ventina di Arikara a poca distanza, convincendolo ad abbandonare l'indifeso Glass in una fossa improvvisata.
L'uomo, però, dopo essere uscito a fatica dalla fossa dove stava per essere sepolto vivo e aver giurato vendetta sul corpo del figlio, comincia a trascinarsi per i boschi, cercando di sopravvivere con ogni mezzo. Incrocia più volte gli Arikara a cavallo, sfuggendo alla cattura anche grazie alla propria fortuna. Dopo giorni trascorsi tra stenti e gelide tormente, Glass viene sfamato e curato da un solitario indiano Pawnee - che ha perso anch'egli la sua famiglia e vuole ricongiungersi con la sua tribù - con il quale stringe amicizia. I due proseguono insieme il loro viaggio verso sud, finché non vengono sorpresi da una tormenta di neve. Glass, debilitato dalle ferite in suppurazione, viene curato dall'indiano con una terapia larvale e lasciato al riparo sotto una capanna improvvisata, dove l'uomo può riposare, riscaldarsi e proseguire il processo di guarigione.
Al risveglio Glass, rimasto solo, prosegue nel suo cammino, finché si imbatte in un gruppo di cacciatori francesi che avevano appena impiccato il suo compagno indiano. Scopre inoltre che il gruppo di uomini aveva rapito la figlia di un capo arikara. L'uomo cerca di rubar loro un cavallo per riprendere il suo solitario cammino, ma viene scoperto; durante la sua precipitosa fuga uccide tre cacciatori francesi, riuscendo anche a far fuggire la donna, che prima di scappare evira il capo-spedizione francese che, in precedenza, l'aveva violentata. Poco dopo Glass, nel tentativo di sfuggire a un nuovo agguato da parte di indiani Arikara, precipita in sella al suo cavallo in un burrone, venendo fortunosamente salvato da un albero e dalla neve fresca, che ne attutiscono la caduta. Glass, una volta ripresosi, sopravvive al gelo notturno utilizzando come riparo il ventre del suo cavallo morto.
Nel frattempo uno dei francesi sopravvissuti all'attacco raggiunge in cerca di riparo il forte dove stazionano i compagni di Glass. Bridger nota per caso la borraccia di Glass, caduta all'uomo misterioso autore dell'agguato al loro campo. Il capitano Henry suppone che la borraccia appartenga a Hawk, che crede sopravvissuto alle intemperie, e decide di mandare un gruppo di uomini alla sua ricerca. A tarda notte il gruppo di cacciatori si imbatte invece in Glass, che, affamato ed esausto, viene condotto al forte. Dopo avere scagionato Bridger dalle accuse di tradimento e abbandono, Glass parte insieme al capitano Henry alla ricerca di Fitzgerald, che nel frattempo aveva svaligiato la cassaforte del capitano Henry ed era fuggito nei boschi. Separatisi alla ricerca di tracce del fuggiasco, Henry viene ucciso da Fitzgerald con una fucilata alla testa. Glass, rinvenuto il cadavere del compagno, ne carica il corpo sul secondo cavallo e continua l'inseguimento.
Grazie a un astuto stratagemma, Glass riesce a ingannare il cacciatore, facendolo avvicinare e costringendolo a ingaggiare una feroce lotta corpo a corpo. Seppur gravemente ferito nello scontro, Glass riesce a prevalere, rinunciando poi alla propria vendetta e affidando l'incombenza a un gruppo di indiani Arikara sopraggiunti, fra i quali vi è anche la figlia liberata del capo. Fitzgerald viene scalpato e sgozzato secondo le usanze indiane, prima di essere lasciato in balia delle correnti del fiume. Ottenuta comunque giustizia, Glass, a cui gli indiani risparmiano la vita, sembra finalmente abbandonato dalle forze straordinarie dategli dalla rabbia e dalla sete di vendetta. Il film si chiude così con il protagonista spossato e sofferente disteso sulla neve, confortato dalla visione e dalle parole della moglie, non si sa se in attesa della propria morte o sulla via di un possibile ritorno.[5]



Nel film mi ha colpito la durezza della lotta per la sopravvivenza del protagonista; mi ha impressionato la sua volontà di vendicarsi di gravissimi soprusi subiti e la sua sopravvivenza alla ricerca di una vendetta. La ricerca di una vendetta è un impulso molto forte, per il quale il protagonista rimane in vita, continua a vivere fino a che non riesce ad ottenere giustizia da sè. 

giovedì 8 dicembre 2016

Film: Rain man


Rain Man - L'uomo della pioggia (Rain Man) è un film del 1988, diretto da Barry Levinson ed interpretato da Tom Cruise e Dustin Hoffman, vincitore dell'Orso d'oro al Festival internazionale del cinema di Berlino nel 1989. Il film si è anche aggiudicato quattro Premi Oscar.

Trama

Charlie, alla morte del padre, apprende che l'unico erede del patrimonio familiare è suo fratello maggiore Raymond, un uomo affetto da autismo, di cui ignorava l'esistenza. Sentitosi tradito dal genitore e indebitato sul lavoro, decide di sequestrare Raymond dalla clinica psichiatrica di Wallbrook in cui è ricoverato, nella speranza di diventarne il tutore e quindi prendere possesso del patrimonio paterno. Dopo il rapimento, Charlie propone al dottore che segue Raymond di riportarlo a Wallbrook, ricevendo in cambio la metà del patrimonio.
Il medico non accetta e Charlie prosegue nel suo intento di portare il fratello con sé (venendo abbandonato dalla sua ragazza Susanna che non vuole essere coinvolta e che prova molta simpatia per Raymond). Durante il viaggio verso Los Angeles (tutto fatto in auto poiché Raymond ha un'estrema paura degli aerei), che si protrae per le necessità di Raymond, Charlie comincia a conoscere veramente suo fratello, un individuo malato ma dotato di una estrema sensibilità, una incredibile memoria e grande capacità di calcolo. Così, giorno dopo giorno, Charlie si affeziona al fratello scoprendo anche che lo strano personaggio che gli cantava le canzoncine da bambino, che egli chiamava Rain Man (storpiatura del nome Raymond) e che pensava fosse frutto della sua fantasia, non era altro che suo fratello, del quale è stato privato per tutti questi anni. Infatti i suoi genitori l'avevano portato in clinica per evitare che potesse fare del male accidentalmente a Charlie.
Coi debiti fino al collo, Charlie trova un modo di usare la memoria di Raymond. Giunti a Las Vegas, Charlie ha la discutibile idea di farlo giocare al tavolo verde cercando di ricavarne ottime vincite. Il piano funziona; Charlie riesce a liberarsi così dai debiti e torna anche a stringere rapporti con Susanna. Decide anche di chiedere l'affidamento ufficiale di Raymond, ma, dopo un incidente in cui Raymond và nel panico dall'attivazione dell'allarme anticendio, capisce che non riuscirebbe a gestirlo da solo.
Charlie decide di riportare Raymond nella clinica, rinunciando all'eredità paterna e a un assegno da 250 000 dollari offertogli dallo psichiatra che tutela Raymond su preciso mandato del padre. Quando Raymond ritorna a Wallbrook, Charlie gli promette che lo andrà a trovare frequentemente.

Nel film è stato interessante vedere la fragilità di Raymond ed il suo bisogno di cure, ma anche la possibilità di vivere più liberamente che non in un'istituzione psichiatrica, libero, ma sempre bisognoso di qualcuno che si prenda cura di lui; di Raymond mi è piaciuta la sensibilità ma anche la sua fragilità, la memoria, l'intelligenza e la grande capacità di calcolo. Di Charlie, suo fratello, mi è piaciuto il suo cambiamento nel rapporto con Raymond: all'inizio non lo conosceva e lo trattava con fastidio ed indifferenza se non addirittura con ostilità,con l'andare del tempo Charlie, una volta saldati i suoi debiti con l'aiuto di Raymond diventa meno ostile ed intollerante e consapevole che non può farcela ad assistere da solo il fratello malato, fino ad arrivare a rinunciare all'eredità e promettere di andare a trovare spesso Raymond a Wallbrook nel reparto psichiatrico.