martedì 28 febbraio 2017

Testamento biologico

Sono favorevole al testamento biologico. Sono contrario all'accanimento terapeutico. Sono favorevole all'autodeterminazione sui trattamenti sanitari.

lunedì 27 febbraio 2017

Libro: Baciami senza rete di Paolo Crepet

Baciami senza rete



Mondadori - Strade Blu, 2016


«Questo libro nasce da una scritta vista su un muro di Roma: SPEGNETE FACEBOOK E BACIATEVI. Fantastica sintesi di un pensiero non conformista, un'idea appesa come una cornice in mezzo al fumo degli scappamenti, una finestra abusiva, una sfida all'arrancare quotidiano di milioni di formiche, tra casa e ufficio, tra palestra e centri commerciali, obbligate a connettersi e a essere connesse senza requie, senza pensiero, senza dubbio. Una protesta probabilmente vana, sommersa dalla forzata consapevolezza di poter comunicare solo attraverso la lettura di uno schermo o lo scorrere di parole scarne o di immagini che uno strumento tecnologico può e deve trasmettere senza soluzione
di continuità.»


È con queste parole che Paolo Crepet introduce la sua analisi appassionata ma libera da pregiudizi della condizione dell'individuo e dei rapporti interpersonali nel mondo digitale e interconnesso in cui oggi tutti viviamo, ma dal quale le giovani generazioni sembrano letteralmente rapite. Quasi che solo attraverso l'uso delle nuove tecnologie e dei social network sentissero di poter interagire, informarsi, far parte di una comunità, in una parola esserci. Ma come sarà, da adulto, un bambino che ha comunicato sempre e soltanto attraverso un device? Che ne sarà della sua abilità nell'utilizzare e sviluppare il proprio apparato sensoriale? Quali cambiamenti interverranno nel suo modo di vivere i sentimenti e le relazioni sociali, nella sua capacità empatica?

Rispondendo a questi cruciali e sempre più stringenti interrogativi che assillano in particolare genitori, insegnanti e educatori dei cosiddetti «nativi digitali», Crepet evita i toni apocalittici e la fin troppo facile demonizzazione del lato oscuro presente in ogni forma di progresso, perché «questo libro non è un atto di accusa, non è contro qualcosa. Il mio scopo fondamentale è cercare di continuare a discutere sulle conseguenze, volute o indesiderate, del grande cambiamento che le nuove tecnologie digitali stanno imprimendo alla nostra quotidianità. È il tentativo di sottolineare contraddizioni ed effetti collaterali di un nuovo mondo che si presenta non solo come l'ultima e più stupefacente rivoluzione industriale – quella digitale – ma, soprattutto, come una strabiliante e inattesa mutazione antropologica».



Ricetta: Salmone e patate al vapore

giovedì 23 febbraio 2017

Film: Caccia a Ottobre Rosso

« È difficile capire quando fermarsi in una gara di resistenza. »
(Bart Mancuso, capitano del sottomarino Dallas)
Caccia a Ottobre Rosso (The Hunt for Red October) è un film statunitense del 1990 diretto da John McTiernan, tratto dal romanzo La grande fuga dell'Ottobre Rosso di Tom Clancy. Prodotto appena dopo la caduta del muro di Berlino, è la prima pellicola a portare sul grande schermo il personaggio di Jack Ryan.
Trama
La vicenda è ambientata nel 1984 in piena Guerra Fredda, principalmente nell'Oceano Atlantico settentrionale.
Il comandante sovietico Marko Ramius, chiamato "Vilnius Nastavnik" (traduzione errata de "Il maestro di Vilnius") in riferimento alle sue origini lituane e alle sue funzioni di addestratore dei comandanti dei sottomarini sovietici, è al comando di un nuovo tipo di unità navale sovietica, il sottomarino nucleare della classe Tifone Ottobre Rosso. Esso è dotato di un dispositivo di propulsione magnetoidrodinamica di nuova concezione, chiamato anche Caterpillar, che consente all'unità di muoversi silenziosamente, senza l'ausilio di eliche o altre parti in movimento.
L'Ottobre Rosso viene fatto salpare con lo scopo di verificare l'efficienza del nuovo metodo di propulsione. Tutto l'equipaggio è convinto di dover portare a termine tale obiettivo ma in realtà il Comandante Ramius insieme a un gruppo di ufficiali, è segretamente in rotta verso le coste degli Stati Uniti d'America, con lo scopo di disertare e consegnare il sottomarino nelle mani del nemico. Le motivazioni che lo spingono a tale gesto sono sia di natura politica, sia relative a una crisi personale in seguito alla morte della moglie.
I movimenti dell'unità sovietica vengono tenuti strettamente d'occhio dal governo statunitense che ha l'ovvio timore che il sottomarino si stia avvicinando alle coste americane allo scopo di sferrare un attacco nucleare contro la nazione. La commissione di sicurezza che si riunisce per valutare la situazione inizialmente pensa che la decisione provenga direttamente da Mosca, ma successive intercettazioni confermano che, prima di salpare, il Comandante Ramius aveva inviato una lettera all'ammiraglio Juri Padorin comunicando la propria intenzione di disertare. In seguito a questo fatto, l'intera flotta del Nord è salpata da Murmansk con l'ordine di scovare l'Ottobre Rosso e di affondarlo. L'Unione Sovietica vuole a tutti i costi evitare che i propri segreti tecnologici cadano in mani nemiche, ma questa motivazione non viene compresa dalla commissione di sicurezza americana, che invece ritiene che il comandante sia in preda alla follia e Mosca stia semplicemente tentando di evitare che il comandante possa lanciare i propri missili balistici contro la nazione.
All'interno della commissione americana, composta prevalentemente da alti ufficiali della marina, solamente un analista della CIAJack Ryan, ritiene che Ramius e il suo equipaggio vogliano in realtà disertare. Il governo degli Stati Uniti decide di inviare Ryan nel teatro delle operazioni, a bordo della portaerei Enterprise, dicendogli chiaramente che ha disposizione meno di due giorni per provare la realtà delle proprie ipotesi, prima che anche la flotta americana si impegni per la distruzione del sottomarino.
In accordo con il comandante della portaerei, Ryan sale a bordo del sottomarino americano classe Los Angeles "USS Dallas" e da qui, grazie all'esperienza dell'addetto sonar Ronald Jones e del comandante del sottomarino Bart Mancuso, riesce a stabilire un contatto con l'Ottobre Rosso e a guadagnarsi la fiducia di Ramius.
A questo punto viene simulato un'avaria al reattore nucleare all'interno dell'Ottobre Rosso in modo da convincere l'intero equipaggio, meno gli ufficiali più fidati, ad abbandonare il vascello per rifugiarsi sulle zattere di salvataggio. Il comandante dichiara ai propri marinai l'intenzione di immergersi nuovamente e affondare il sottomarino per non farlo cadere in mani nemiche, ma in realtà consente a Ryan, e ad altri ufficiali del Dallas di salire segretamente a bordo, chiedendo poi asilo politico per sé e per i propri ufficiali in cambio della consegna della nave.
Dopo una serie di attacchi sovietici, sventati grazie all'abilità tattica congiunta di Marko Ramius e di Bart Mancuso, e dell'intervento di Ryan che riesce a neutralizzare un cuoco dissidente (forse agente del KGB), intenzionato a far esplodere il sottomarino, la vicenda si concluderà negli Stati Uniti, alla foce di un fiume al riparo dallo sguardo dei satelliti spia sovietici.
L'equipaggio del sottomarino russo viene salvato dalle navi di soccorso americane e convinto dell'affondamento, in modo che i sovietici non possano sospettare che il loro segreto militare è stato trafugato.

martedì 21 febbraio 2017

Film: Australia

« Anche se è così, non è detto che debba rimanere così »
(Sarah/Drover)
Australia è un film del 2008 diretto da Baz Luhrmann, con protagonisti Nicole Kidman e Hugh Jackman.
La pellicola è uscita in anteprima mondiale in Australia il 13 novembre 2008 e negli Stati Uniti il 14 novembre 2008, mentre in Italia è stato distribuito il 16 gennaio 2009.

Trama

La storia inizia poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, ai tempi delle Generazioni Rubate. Una nobildonna inglese, Sarah Ashley, si reca dal marito in Australia per vendere la loro tenuta di bestiame, Faraway Downs, al re del bestiame nord-australiano King Carney perché non ritiene più necessario possedere un allevamento in rovina, a differenza del marito Maitland Ashley.
Al suo arrivo alla città di Darwin viene scortata a Faraway Downs dal mandriano e fedele amico del marito Drover, dai suoi due uomini Magarri e Goolaj fino a Faraway Downs col contabile ubriacone Kiplinn Flynn. Ma al loro arrivo a Faraway Downs trovano lord Ashley morto ucciso da una lancia e il mandriano Neil Fletcher accusa durante il funerale uno stregone aborigeno, King George. Quella notte Sarah riceve la visita di un bambino aborigeno mezzosangue di nome Nullah, figlio della sua domestica Daisy, che ritiene Fletcher colpevole di aver maledetto quel luogo e lo accusa di spingere periodicamente i bufali di Faraway Downs nella terra di Carney in un territorio chiamato Billabong. Il giorno dopo Nullah svela che Fletcher aveva volutamente bloccato il mulino che pompava l'acqua nella fontana e lui per tutta risposta inizia a picchiarlo nonostante le suppliche della madre e della di lei amica Brandy Legs, così Sarah lo caccia con i suoi uomini. Flynn conferma con i suoi libri contabili a Sarah la storia di Nullah e le suggerisce di portare a termine il piano lasciato in sospeso dal marito, di portare gli ultimi 1500 capi di bestiame a Darwin per venderli all'esercito e risollevare coi soldi guadagnati Faraway Downs per poi tornare in Inghilterra. La cosa si rende possibile con l'aiuto di Drover, ma in seguito dei poliziotti vengono informati da Fletcher della presenza di Nullah a Faraway Downs e loro, come era consuetudine in quel periodo, si adoperano per portarlo a Mission Island, con tutti gli altri bambini mezzosangue aborigeni. Nel nascondersi nel serbatoio dell'acqua con il figlio, Daisy muore affogata, così visto che servono 7 persone per guidare la mandria viene sostituita da Flynn, che rinuncia all'alcool. Durante il viaggio, Nullah e Flynn diventano amici e dal racconto di Nullah sulla morte di lord Boss Ashley emerge che l'arma del delitto è stata una lancia con la punta di vetro e che Daisy era figlia di King George e che di conseguenza Nullah ne è nipote. Fletcher e i suoi uomini spaventano con il fuoco la mandria per farla cadere in un baratro e nel tentativo di tutti di fermarla, Flynn cade da cavallo e viene travolto dai bufali. Nullah poi con un canto magico aborigeno imparato dal nonno riesce a fermare la mandria fuori controllo. La storia di Nullah porta Sarah a sospettare di Fletcher per la morte del marito. Con l'aiuto di King George a guidarli riescono a guidare la mandria attraverso il deserto, ad arrivare a Darwin e a caricare i manzi prima che Fletcher potesse caricare sulla nave quelli di Carney.
Arriva la stagione delle piogge e Sarah, innamorata di Drover decide di ritirare la vendita di Faraway Downs, laddove passa un anno con la sua nuova famiglia. Ma la Seconda Guerra Mondiale sta minacciando di raggiungere le coste Australiane, Carney muore per un incidente dopo il matrimonio di Fletcher con Katherine Carney, King George viene catturato e imprigionato e Nullah viene catturato per colpa di Fletcher. I bambini mezzosangue vengono abbandonati a Mission Island nelle mani di Dio e Sarah si rifiuta di lasciare la città con gli altri cittadini per non lasciare Nullah, così Fletcher le fa un'offerta: Nullah per Faraway Downs, e la incoraggia avvertendola che Mission Island è il primo bersaglio dei bombardieri giapponesi. Dopo qualche settimana la trattativa è conclusa e Sarah si prepara ad andare a prendere Nullah, ma i giapponesi bombardano la città. Drover accorre in aiuto di Sarah, ma Magarri lo ferma perché l'edificio in fiamme non può voler dire altro che Sarah è morta. Drover e Magarri si fermano nel locale di Ivan, ormai anch'esso in rovina e decidono di andare alla Missione per salvare dei possibili bambini superstiti. Il cadavere di Sarah viene identificato dall'ufficiale che acquistò i manzi di Sarah, Emmett Dutton come Katherine Fletcher che aveva sostituito Sarah a lavoro per quel giorno che doveva essere felice. Drover ritrova tutti i bambini della Missione miracolosamente salvi, tra i quali Nullah e col sacrificio volontario di Magarri, riescono a salvarli. Il giorno dopo Sarah sente l'armonica di Nullah in lontananza e così riabbraccia lui e Drover che la credevano morta.
Mentre tutti i superstiti di Darwin e della Missione partono verso il sud, Sarah, Drover e Nullah progettano il loro ritorno a Faraway Downs. Fletcher per pazzia fa un ultimo tentativo di vendetta sparando a Nullah con un fucile, ma King George, liberatosi durante il bombardamento, lo infilza con un tubicino di ferro e mentre lo guarda morire gli dice "è tuo figlio, ed è mio nipote". Nel loro viaggio di ritorno a Faraway Downs i tre incontrano King George e Nullah decide di salutare Sarah e Drover per tornare con lui nell'Outback.

lunedì 20 febbraio 2017

Film; Io e Annie

Io e Annie (Annie Hall) è un film di Woody Allen del 1977.
Inizialmente distribuito in Italia con il titolo di Io e le donneIo e Annie è il film che consacrò Allen tra i più grandi registi americani. Il film ha infatti vinto ben quattro Premi Oscarmiglior filmmiglior registamigliore sceneggiatura originale e miglior attrice protagonista.
Nel 1992 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[2]
Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al trentunesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi,[3] mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al trentacinquesimo posto.[4] Io e Annie si trova inoltre al quarto posto nella classifica delle migliori cento commedie statunitensi,[5] e un'espressione pronunciata in esso è stata inserita al cinquantacinquesimo posto della classifica delle migliori cento battute del cinema statunitense.

Trama
Il comico Alvy Singer si è lasciato con Annie dopo un anno circa di relazione e si ritrova ora a raccontare la storia del loro rapporto, cercando di capire quali suoi problemi sviluppati durante l'infanzia (depressione, nevrosi) possano essere stati complici della fine della storia.
Partendo dal loro primo incontro, Alvy spiega l'evoluzione del loro amore, dalle prime fasi di felicità al deterioramento, fino alla definitiva rottura.

Recensione:

Alvy Singer sguardo in macchina, ci racconta le sue riflessioni sulla vita e sulla morte e sulla fine del suo rapporto con Annie. Fin da piccolo soffriva di qualche depressione relativa al timore dell'espansione dell'universo e anche a causa della sua abitazione situata sotto le montagne russe del Luna Park. Il suo interesse per l'altro sesso era già vivo all'epoca. Divenuto adulto è ora un comico di successo che la gente riconosce per la strada. Le sue ossessioni hanno subìto una trasformazione: ora si sente vittima dell'antisemitismo. Con Annie le cose non vanno bene: arriva in ritardo al cinema (lui odia vedere i film già iniziati) e non ha voglia di fare l'amore. Alvy intreccia il passato prossimo con il presente mostrandoci le fasi del fallimento della sua relazione con Annie. I due si erano conosciuti durante una partita di tennis, l'amore era nato di lì a poco. Alvy aveva spinto Annie a vincere le proprie insicurezze che però permanevano, legate anche alle diverse origini familiari. Lui con famiglia rigorosamente litigiosa ed ebrea; lei di famiglia benestante e fortemente antisemita. Annie trova però finalmente il coraggio per esibire le proprie doti di cantante e viene notata da Tony Lacy, un importante produttore californiano. Tra abbandoni e riconciliazioni Annie e Alvy affrontano un viaggio in California per un provino. Lui non sopporta né i luoghi né il mondo dei discografici mentre lei ne è entusiasta. I due si separeranno definitivamente anche se Alvy, che sente profondamente la mancanza della ex compagna, torna a cercarla. Riesce così a comprendere che Annie vive ormai una vita completamente nuova. La loro storia diventerà una commedia scritta da lui con un finale un po" più lieto di quello reale. Il film si conclude con un nuovo monologo di Alvy sull'assurdità ma anche sull'importanza dei rapporti umani. Amore, morte, rapporti umani e, per la prima volta in modo così marcato, la contrapposizione tra New York (che poi si restringerà a Manhattan) e il resto del mondo. Ma prima conviene ricordare alcuni elementi relativi alla realizzazione del film. Il titolo avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni di Allen, Anhedonia (termine che sta ad indicare la difficoltà a provare piacere nella vita) ma probabilmente il termine viene ritenuto troppo criptico per il pubblico. L'intermezzo costituito dalla scena di animazione, che si rifà alla striscia che compariva all'epoca su alcuni quotidiani viene curato da Chris Ishii, noto per aver realizzato i cartoni animati che avevano come protagonista l'ultramiope Mister Magoo. Ha poi inizio (anche se se ne erano già avute avvisaglie in Bananas) la serie delle partecipazioni illustri o dei ruoli affidati ad attori che "saranno famosi': Marshall McLuhan nel ruolo di se stesso, il conduttore televisivo Dick Cavett, Christopher Walken, Shelley Duvall, Carol Kane, Beverly D'Angelo, Jeff Goldblum e Sigourney Weaver. Quest'ultima (che acquisirà fama internazionale con Alien) si vede affidare il ruolo della prima moglie di Alvy ma vi deve rinunciare per un precedente impegno teatrale ed è così costretta a recitare in una parte molto piccola. Il soggetto nasce come una storia "gialla" ma prende poi un'altra strada. Il giallo in salsa rosa ( Misterioso omicidio a Manhattan) tornerà a fare la sua comparsa (non casualmente) nel film che segna il nuovo sodalizio tra Allen e la Keaton, dopo le vicende familiari del regista che lo conducono alla separazione da Mia Farrow . Al film verranno assegnati gli Oscar come miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista, miglior sceneggiatura originale. Allen non sarà presente alla cerimonia perché "chi è che può decidere quale sia il migliore? Credo sarebbe meglio se i rappresentanti dell'industria cinematografica s'incontrassero ogni anno e, in modo solenne, dicessero soltanto: "Questi sono i nostri preferiti tra i film di quest'anno! Tutti noi votiamo e questi sono i nostri cinque film preferiti". Non il miglior film, perché tutti i film che hanno ricevuto la nomination sono così diversi, ognuno a suo modo". Il dato però più interessante si trova nel titolo: Annie Hall. Hall è il vero cognome della Keaton che è la compagna del regista e sul set utilizza il suo vero guardaroba: più di una domanda sul ritornante autobiografismo alleniano si riaffaccia nella mente dello spettatore avvertito. Allen conferma, anche se a modo suo: "C'è un aspetto chiaramente autobiografico nel film. Ho pensato al sesso fin dai miei primi accenni di coscienza" (The New York Times",1977). Ma non è il sesso a dominare la scena o, perlomeno, non da solo (anche se Alvy/Woody si riserva la battuta: " Sono uno dei pochi maschi che soffre di invidia del pene"). Il Woody narrante interpella direttamente lo spettatore coinvolgendolo come già aveva fatto in Amore e guerra ma in modo molto più immediato: non c'è più il passato, con tutte le sue possibilità di camuffamento, a fare da filtro. Woody torna a misurarsi con l'oggi consapevole, al contempo, della contingenza e dell'universalità dei temi trattati. Ne costituisce indizio preciso proprio la decisione di rivolgersi direttamente al pubblico con la tecnica dello "sguardo in macchina'. Questa interpellazione diretta chiama in gioco lo spettatore al quale ci si indirizzerà nuovamente nel corso del film e anche alla fine per tracciare una sorta di bilancio dell'incomparabile assurdità della vita. Allen rievoca così esplicitamente (inserendo poi altri due accenni nel corso della narrazione) la sua attività di stand up comedian chiamato ad esibirsi nelle situazioni più differenti, dalla riunione politica all'assemblea universitaria. È quanto Annie ha timore di fare: canta ma teme la distrazione di un pubblico da piano bar, è un groviglio di dubbi e insicurezze che cerca di sublimare con il "la-di-da" che costituisce la sua interiezione preferita o con la guida spericolata di una Volkswagen che sa tanto di Europa.
La coppia per Allen, in questa fase, è destinata al fallimento perché intrinsecamente impossibilitata a crescere. Che si tratti dell'attivista politica con cui si cerca di evitare di passare ai fatti nascondendosi dietro il ventaglio di ipotesi sull'assassinio di Kennedy o dell'intellettuale in ascesa che è troppo presa dal suo entourage per pensare ad altro, le alchimie non funzionano. Con Annie tutto sembra diverso. Con lei forse è possibile sperare, inventarsi una sorta di ruolo di Pigmalione (che si ripresenterà in Manhattan e, con toni diversi, in Mariti e mogli). Ma la sconfitta è generalizzata. Se non si possono sopportare gli pseudointellettuali che ti gridano nell'orecchio la loro ignorante prosopopea (con tanto di intervento da deus ex machina di Marshall MacLuhan in persona) altrettanto accade con l'ambiente musicale californiano. Alvy è un "non adatto" che sente fortemente il peso delle proprie origini ebraiche. Annie lo presenta alla propria famiglia, fortemente antisemita. Alvy, a sua volta, la presenta alla propria, ebraicamente vociante e litigiosa. Ma è in quella strada vuota, dopo che l'inquadratura è stata spesso "riempita" da parole e persone, che trova il proprio segno connotativo il film. Da un esterno privo di esseri umani sulla cui immagine si racconta una barzelletta con commento amaro, si passerà a un interno altrettanto deserto quanto geometricamente perfetto nella prima inquadratura di Interiors.
Allen lavora in modo se possibile ancor più esplicito che nel passato sui codici espressivi. La lunga conversazione con l'amico Rob viene realizzata con la macchina da presa che attende immobile i due che sono sagome sullo sfondo ma la cui voce è già presente in una sorta di primo piano sonoro. È il primo esperimento di piano sequenza che vedrà in seguito ulteriori sviluppi.

domenica 19 febbraio 2017

Ricetta: Spaghetti alla carbonara

La ricetta degli spaghetti alla carbonara mi è stata insegnata da mia madre.
Mia madre non usava il guanciale ma la più magra pancetta, non usava il pecorino ma il parmigiano grattugiato. Mia madre metteva il prezzemolo e nella ricetta l'ho messo anch'io.


Gli spaghetti alla carbonara sono un primo piatto caratteristico di Roma ma diffuso in tutto il Lazio. La ricetta degli spaghetti alla carbonara è facile e veloce ma per la sua preparazione occorrono alcuni accorgimenti. 

Il guanciale o la pancetta deve essere cotto in un tegame antiaderente senza olio e a fuoco lento, fino a quando non sarà ben croccante e il grasso non si sarà sciolto.
 Per garantire cremosità al piatto, inoltre, le uova non devono mai essere unite alla pasta sul fuoco
La pasta, scolata al dente, andrà versata nel tegame con il guanciale, fatta insaporire, e solo successivamente nella ciotola con le uova, il pepe ed il prezzemolo sbattuti. 
Il formaggio pecorino o il parmigiano va aggiunto nel tegame dove è stato soffritto il guanciale e sono stati versati gli spaghetti. 
Mescolare bene gli spaghetti. 
Poi va versato il contenuto del tegame nella ciotola con le uova, il pepe ed il prezzemolo.
Mescolare bene gli spaghetti, aggiungere altro pepe nero. 
Ingredienti per 2 persone
  • 200 gr. di spaghetti n. 5
  • 100 gr. di guanciale o di pancetta tagliati a listarelle
  • 40 gr. di pecorino o di parmigiano grattuggiato
  • 1  uovo intero
  • 1  tuorlo
  • abbondante pepe nero
  • 2 cucchiaini di prezzemolo congelato
PortataPrimi piatti
Difficoltà: Facile
Tempo di preparazione: 
Tempo di cottura: 
Tempo totale: 

Come fare gli Spaghetti alla carbonara

Procedimento
Vediamo ora come si prepara la pasta alla carbonara. Mettete innanzitutto a bollire l'acqua per la pasta. Quindi mettete il tuorlo e l'uovo in una ciotola capiente e sbattete con una frusta o una forchetta.
cuocete gli spaghetti in acqua bollente. La cottura deve essere al dente.
Nel frattempo tagliate a dadini la pancetta o il guanciale di maiale (secondo la tradizione è quest'ultimo che andrebbe utilizzato), lasciando sciogliere in un tegame antiaderente
Sbattete in una ciotola capiente le uova, come per fare una comune frittata, ed aggiungete il prezzemolo tritato (2 cucchiaini) ed un buon pizzico di pepe nero
Versate la pasta scolata nella padella dove avete rosolato il guanciale o la pancetta.

Aggiungete il pecorino grattugiato o il parmigiano e mescolate bene.

Versate gli spaghetti nella ciotola con le uova sbattute, il prezzemolo ed il pepe.

Mescolate bene gli ingredienti procedendo con delicatezza per non spezzare gli spaghetti.
Aggiungere del pepe nero agli spaghetti alla carbonara.

CONSIGLI

Gli spaghetti alla carbonara sono forse uno dei piatti più conosciuti in Italia e all'estero, i veri spaghetti alla carbonara vanno preparati rigorosamente col guanciale di maiale, anche se alcuni preferiscono la più magra pancetta.



Film: Tootsie

Tootsie è un film del 1982 diretto da Sydney Pollack.
Nel 1998 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[1]
Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al sessantaduesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi,[2] mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al sessantanovesimo posto.[3]Nel 2000 l'American Film Institute lo ha inserito al secondo posto nella classifica delle migliori cento commedie americane di tutti i tempi.[4]
Andy Warhol, figura predominante del movimento della Pop art americana, appare in un cameo con Dustin Hoffman.

Trama

New York. Michael Dorsey è un valido attore ma, a causa del suo ostico carattere e dei suoi maniacali perfezionismi interpretativi, entra spesso in conflitto con registi e produttori tanto che, nonostante continui a cercare lavoro, ad ogni audizione non gli viene mai assegnata una parte e quindi per mantenersi è costretto a lavorare come cameriere in un ristorante, occupazione che condivide con Jeff Slater, suo compagno di appartamento e aspirante drammaturgo, che però non ha il denaro necessario per produrre una commedia da lui scritta, dal titolo "Ritorno a Love Canal".

Oltre a Jeff, Michael intende aiutare anche l'amica Sandy, un'aspirante attrice con problemi caratteriali e di depressione, usa a crollare ogni volta che deve provare una parte. Prima di un'audizione per una serie televisiva, alla quale la accompagna, Michael scopre casualmente che un altro attore è stato ingaggiato per la parte del protagonista nella commedia "Il servo di scena", parte che gli era stato promessa dal suo manager George Fields; appresa la notizia Michael si reca immediatamente nell'ufficio di George per chiedere spiegazioni e l'agente è costretto a rivelargli che, a causa del suo carattere, nessuno, da Broadway a Hollywood, gli darà più lavoro ed inoltre che non ha intenzione di finanziare la commedia scritta da Jeff.
Ricevuta l'ennesima delusione, Michael, sapendo che il ruolo femminile per il quale Sandy ha sostenuto infruttuosamente l'audizione, è quello della direttrice di ospedale con caratteristiche di donna attempata e dal temperamento autoritario, si presenta travestito da donna con il nome di Dorothy Michaels e, con un atteggiamento decisamente "mascolino" e polemico, riesce ad impressionare la produttrice Rita Marshall ed il regista Ron Carlisle tanto da ottenere la parte. Egli ne informa subito George che, incredulo, manda il contratto alla produzione della serie, mentre Jeff, superata l'iniziale sorpresa, è contento della possibilità che Michael gli offre.
L'avventura inizia e Michael/Dorothy ottiene un grande successo, la serie aumenta gli ascolti, Dorothy appare sulle copertine delle riviste più prestigiose ed arriva il denaro per finanziare la commedia di Jeff; tutto sembra andare bene ma, accanto al successo, affiorano tutte le problematiche che derivano dalla sua doppia vita: a causa di un equivoco egli è "costretto" ad iniziare una relazione con Sandy, successivamente si innamora di Julie Nichols, un'attrice della serie ma amante delusa del regista che, inoltre, gli presenta suo padre Les che si innamora di Dorothy tanto da chiedergli di sposarlo. La situazione sembra diventare critica e Michael, dopo avere saputo che la produzione gli ha rinnovato il contratto per un altro anno, chiede a George un sistema per uscire da quel ginepraio ma l'agente è costretto a rispondergli che non esistono scappatoie.
L'amore per Julie è però sempre più forte e questo induce Michael a rivelare la sua identità durante una puntata andata in onda in diretta a causa di un incidente di montaggio e, tra lo sconcerto generale, tutto il paese e tutte le persone coinvolte nella sua vicenda privata vengono improvvisamente a scoprire il grande "inganno" che si è svolto per tutto quel periodo. Julie sembra la più colpita e, dopo avere troncato con il suo amante, non intende comunque più vedere Michael ma il suo amore la porterà a rivedere la sua posizione ed a decidere di vivere un nuovo rapporto con lui.







venerdì 17 febbraio 2017

Sushi a pranzo

Giovedì 16/2/2017 con le colleghe di lavoro abbiamo pranzato con sushi ordinato ad un ristorante giapponese e consegnatoci sul posto di lavoro. Il sushi era buono, molto colorato, con sapori agrodolce e piccante. La mezz'ora del pranzo è stata piacevole, abbiamo mangiato il sushi in buona compagnia.

mercoledì 15 febbraio 2017

Musica: Al Jarreau

È morto il 12 febbraio a 76 anni, era uno dei più formidabili cantanti della sua generazione, capace di fare jazz, soul e pop bene come pochi altri

Al Jarreau, un cantante vincitore di molti Grammy Award con una versatile voce da tenore e una vibrante presenza sul palco che ha assottigliato il confine tra musica jazz, soul e pop, è morto il 12 febbraio a 76 anni in un ospedale di Los Angeles. La notizia è stata annunciata dal suo addetto stampa, Joe Gordon, che ha detto che Jarreau era stato in cura per esaurimento dopo aver annunciato di recente il suo ritiro dai tour. Al momento la causa della sua morte non è nota.
Jarreau veniva genericamente classificato come cantante jazz, ma aveva uno stile eclettico e unico, raffinato nel corso di anni di apprendistato oscuro in nightclub poco frequentati. Pubblicò il suo primo disco soltanto nel 1975, a 35 anni, ma nel giro di altri due avrebbe vinto il primo dei suoi sette Grammy e attirato un grande seguito. Nonostante fosse definito «l’acrobata dello scat» per il modo in cui aveva adottato lo stile di canto veloce e con testi senza significato dei musicisti jazz bebop, Jarreau non si limitò al genere musicale di una generazione precedente alla sua. Il suo approccio metteva in risalto la ricchezza di percussioni e i suoni amplificati elettronicamente della musica rhythm-and-blues e funk, e aveva il particolare dono di riuscire a riprodurre qualsiasi rumore e il suono di quasi tutti gli strumenti musicali. «Jarreau imita gli strumenti elettronici e le percussioni degli anni Settanta», scrisse il critico Robert Palmer su Rolling Stone nel 1979, «ma non fa solo questo. Se ne sta lì e fa sembrare tutto naturale, cantando in modo così dolce e non affettato da far pensare che questa incredibile ricchezza vocale sia capitata per caso».
Dopo aver ottenuto premi e consensi come cantante jazz Jarreau trovò un pubblico più ampio con il suo disco del 1982 Breakin’ Away, che vendette oltre un milione di copie e conteneva il successo “We’re in This Love Together”, che arrivò nella classifica delle venti canzoni più vendute negli Stati Uniti. Il disco vinse i Grammy Award nella categorie jazz e pop vocal, portandogli grande fama. Da lì a poco Jarreau iniziò a comparire in televisione, ad andare in tour con una band di dieci membri ed esibirsi su palchi con luci da teatro e coreografie di ballo. Sembrava vicino a una svolta popolare che però non arrivò mai davvero. Nonostante i Grammy Award e i crescenti apprezzamenti, Jarreau si lamentava del fatto che Lionel Richie, Stevie Wonder e Al Green vendessero più dischi di lui, sebbene per molte persone – tra cui lo stesso Jarreau – non avessero le sue capacità vocali. Col passare degli anni Ottanta, Jarreau esplorò anche il rock, il reggae e la world music, registrando anche la sigla della serie TV Moonlighting. Il suo album del 1992 Heaven and Earth vinse un Grammy come migliore performance vocale R&B, portando così Jarreau a vincere il premio in tre categorie diverse.
Jarreau ha anche lavorato in altri campi: si esibì con orchestre sinfoniche e nel 1996 interpretò il ruolo di Teen Angel a Broadway per la versione teatrale di Grease. Col passare del tempo tornò alla sua prima ispirazione, il cosiddetto straight-ahead jazz. Nel 2004 registrò un album di jazz classico chiamato Accentuate the Positive, che comprendeva canzoni di Dizzy Gillespie, Duke Ellington e Johnny Mercer e venne considerato come un ritorno trionfante al genere. «In realtà è il mio primo disco jazz», disse Jarreau a Billboard, «tutto quello che ho fatto prima era pop e R&B. Questo disco è un ringraziamento al genere di musica che mi ha reso la persona che sono oggi». 
Alwyn Lopez Jarreau nacque il 12 marzo 1949 a Milwaukee, in Wisconsin. Suo padre, originario di New Orleans, era un predicatore della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, mentre la madre lavorava come insegnante di pianoforte. Jarreau cantava gospel in chiesa e doo-wop agli angoli delle strade, assorbendo i molti stili musicali dell’incrocio di culture che era la sua città. Già da piccolo ascoltava Nat King Cole, Billy Eckstine, Sarah Vaughan e Ella Fitzgerald, ma le sue due influenze maggiori furono il cantante di scat jazz Jon Hendricks e Johnny Mathis, famoso per le sue raffinate ballate. «Gran parte di quello che sono è descritto nelle qualità di questi due – l’appassionato cantante jazz e il cantante di ballate – e nel modo in cui si esibivano», raccontò Jarreau nel 2005, «lì da qualche parte c’è anche un artista R&B che è andato all’università del Motown». Jarreau era anche un eccellente atleta. Fece un provino con la squadra di baseball dei Milwaukee Braves e giocò a basket al Ripon College, in Wisconsin, dove si laureò nel 1962. Al college e alla successiva scuola di specializzazione cantò in orchestre da ballo, ottenendo la laurea magistrale in riabilitazione professionale alla University of Iowa nel 1964. Dopo essersi trasferito a San Francisco, Jarreau si occupò di sostegno ai disabili di giorno cantando nei jazz club di notte. Dopo aver lasciato il lavoro nel 1968, si dedicò completamente alla musica. Collaborando con un chitarrista brasiliano imparò a riempire gli spazi musicali vuoti con improvvisazioni espressive. Ideò versioni creative di canzoni di Joni Mitchell e dei Beatles, ne scrisse di originali e sembrava a suo agio con qualsiasi stile musicale. 
Nel 2007 Jarreau vinse altri due Grammy per Givin’ It Up, un disco realizzato con il chitarrista George Benson. Continuò a essere richiesto negli studi di registrazione e per concerti in tutto il mondo anche dopo aver superato i settant’anni. Gli fu assegnata una stella sulla Hollywood Walk of Fame nel 2001, presentò un programma televisivo sulla televisione pubblica americana che parlava di canto jazz e creò un fondo per delle borse di studio alla University of Wisconsin di Milwaukee, per gli studenti interessati a diventare insegnanti.
Jarreau divorziò dalla prima moglie Phyllis Hall. Lascia la seconda moglie di 39 anni, Susan Player, e il figlio nato dal secondo matrimonio. 
Jarreau – che non era il tipo di persona che rimaneva a lungo nello stesso posto, fisico o musicale – descrisse il suo approccio in costante evoluzione al Chicago Tribune nel 1989. «Indipendentemente da quale delle sue forme venga considerata come la più pura, il jazz è una forma dinamica e mutevole», disse, «non sarà mai uguale a quello degli anni Trenta, Quaranta o Cinquanta, perché il jazz cambia e risponde all’ambiente in cui si trova. Questo ambiente comprende le influenze di Michael Jackson, Sting e dell’hip-hop tanto quanto quelle di Charlie Parker o del bebop».









lunedì 13 febbraio 2017

Film: Forever young

Giorgio è un quasi cinquantenne con una fidanzata che potrebbe essere sua figlia. Diego è un dj ultracinquantenne, dipendente di Giorgio, che deve fare largo ad un millennial forte dei suoi milioni di "mi piace". Angela è una 48enne divorziata che, un po' a sorpresa, si ritrova coinvolta in una relazione con un 19enne, prima di scoprire che il ragazzo è il figlio della sua amica cougar sempre a caccia di toy boy. Franco infine è un ultrasessantenne che pratica tutti gli sport in maniera ossessiva, in perenne corsa contro il tempo che passa. Il tratto comune è evidentemente quello anagrafico, e la caratteristica dominante di questi baby boomer intorno al mezzo secolo è il loro rifiuto di venire a patti con l'avanzare dell'età. Ci sono anche cinquantenni in pace con se stessi, come Stefania, la fisioterapista di cui Giorgio si innamora, ma a prevalere è la smania di eterna giovinezza preannunciata dal titolo.
Fausto Brizzi torna alla regia per affrontare, anche da sceneggiatore (insieme a Marco Martani ed Edoardo Falcone), uno dei temi più caldi della contemporaneità, soprattutto in un'Italia che non fa largo ai giovani ma allo stesso tempo è pronta a rottamare chi ha qualche capello bianco. In parte Brizzi centra l'obiettivo, in parte perde l'occasione di girare un film veramente importante: quel che fa la differenza in negativo è la tendenza ad edulcorare gli aspetti più dolorosi, scansando l'amarezza e la paura che invece sono intrinseche (ed essenziali) all'argomento. Là dove Perfetti sconosciuti rivoltava più e più volte il coltello nella piaga, anche ad effetto comico, Forever Young si tiene un passo indietro, evita di affondare la lama come se "paresse brutto" e si dovesse rimanere fedeli ad un'estetica paratelevisiva in cui le comparse sono tutte attraenti, il product dello sponsor va piazzato a tutti i costi, la musica è a palla, non esistono frasi dette a mezza voce (o rimaste ferme nella strozza), gli artisti sono zero assoluti e Roma è un gigantesco attico con vista. C'è differenza fra una lettura critica, o una satira sociale, e una rappresentazione che in qualche modo glorifica ciò che mette in discussione, accontentandosi di sorridere invece che di ridere amaro.
La storia più convincente, anche perché è quella che ha un epilogo non banale, e perché Bentivoglio ha il coraggio (attoriale) di rendersi consapevolmente ridicolo, è quella che vede protagonista Giorgio. La più divertente, perché azzarda le corde del grottesco, è la parabola di Diego, che può contare sulla vis comica di Lillo e sul sostegno di almeno un cammeo straordinario: quello di Nino Frassica nei panni di un prelato adibito a misurare la compatibilità di Diego con un'emittente radiofonica religiosa. Le battute migliori giocano sul contrasto fra vintage e postmoderno: "Dove lo trovi il tempo di fare la pasta a mano?" "Non ho Facebook". E da tempo non si sentiva un'allusione sessuale tanto delicata ed evocativa (per chi è nato prima dei cd) come: "Da quant'è che non metti la puntina sul vinile?". Ma se il contrasto da illustrare era quello fra "il nuovo che avanza contro il vecchio che non molla", il linguaggio del racconto avrebbe dovuto essere meno "antico", e lo spazio per il nuovo - in termini di soluzioni creative e di coraggio nell'essere scomodi e sgradevoli - più ampio.