venerdì 23 giugno 2017

Ricetta: Polpettone di tonno con fagiolini e pomodori

250 g di tonno sott'olio (peso sgocciolato), 2 uova, 30 g. di parmigiano reggiano (due cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato), 3 cucchiai di pangrattato, scorza grattugiata di 1/2 limone biologico o non trattato, 8 foglie di basilico sminuzzate, 2-3 pomodori ramati, 200 g di fagiolini lessati Bonduelli, olio extravergine di oliva, sale.

Il polpettone di tonno con fagiolini e pomodori è una ricetta classica, un secondo ricco di sapore a base di ingredienti facilmente reperibili, un piatto semplice da preparare e pratico, potete infatti prepararlo in anticipo e conservarlo in frigorifero fino al momento del servizio.

Tonno, uova, scorza di limone, parmigiano e pangrattato sono gli ingredienti protagonisti di questo morbido e gustoso polpettone da servire tagliato a fettine, potete accompagnarlo, ad esempio, con il contorno qui proposto a base di fagiolini e pomodori, ma potete eventualmente modificare le verdure di contorno seguendo i vostri gusti e quello che vi propone la stagione.

Come preparare:

1) Sbriciolate il tonno ben sgocciolato in una ciotola con l'aiuto di una forchetta e mescolatelo con le uova, la scorza grattugiata di mezzo limone, il parmigiano e il pangrattato fino a ottenere un composto fine e omogeneo.

2) Trasferite l'impasto su un foglio di carta da forno, compattatelo dandogli la forma di un polpettone e avvolgetelo nella carta da forno. Legate le estremità con spago da cucina.

3) cuocere il polpettone 40 minuti nella vaporiera.

4) scartare il polpettone e adagiarlo su un vassoio dove sono già disposti i fagiolini ed i pomodori tagliati a mezzi spicchi.


martedì 20 giugno 2017

Ricetta; Penne all'arrabbiata

Non c’è niente di più facile che preparare il sugo all’arrabbiata, ti basta solamente lasciar cuocere pian piano tutti gli ingredienti che ti elencherò in una padella antiaderente abbastanza grande e controllare di tanto in tanto l’andamento del sugo.
Le penne all’arrabbiata alla fin fine non sono altro che penne al sugo di pomodoro e spezie molto piccante, insomma.. una più dietetica alternativa alla classica pasta al pomodoro!
Sono un primo piatto economico e veloce, visto che per prepararle non ti serve altro che 1 barattolo di polpa di pomodoro, la pasta (penne integrali), aglio, olio e un bel po’ di peperoncino.

Le penne all'arrabbiata sono un simbolo della cucina romana, ma ormai conosciute ed apprezzate in tutto il mondo, grazie al sapore piccante dato dal peperoncino, al gusto fresco del pomodoro e l’immancabile olio extravergine d’oliva.
Vediamo come preparare delle squisite penne all’arrabbiata in 15 minuti!
  • Per preparare le penne all’arrabbiata come prima cosa prepara l'acqua per cuocere la pasta, salala, portala ad ebollizione. Prepara un soffritto di olio extravergine e aglio (3 spicchi di aglio schiacciato con il pesta aglio) in una padella antiaderente, attento che l'aglio non bruci , cuoci per 3 o 4 minuti finchè l'aglio è dorato, aggiungi il peperoncino (tanto, tre cucchiaini di peperoncino a scaglie), cuoci un paio di minuti, aggiungi la polpa di pomodoro, salarla, lasciar cuocere 11 o 12 minuti finchè il sugo non si è bene rappreso, aggiungere 3 cucchiaini di prezzemolo congelato. Scola le penne e versale nel condimento. Aggiungi due cucchiai di pecorino grattugiato.
  • Le penne all'arrabbiata sono pronte.



20 giugno 2017 Giornata mondiale del rifugiato

Dal quotidiano Avvenire

L'umanità non si arresta. 20 giugno: Giornata mondiale del rifugiato


Camillo Ripamonti*martedì 20 giugno 2017
Sempre più in Europa l’arrivo dei migranti è percepito come una crisi, a tratti come una vera e propria minaccia. L’immigrazione diventa capro espiatorio per il diffuso scontento causato da importanti trasformazioni della società, che poco o nulla hanno a che fare con le migrazioni in senso stretto come l’accentuazione delle diseguaglianze economiche e sociali e l’imposizione di politiche di austerità. Il tutto sta sfociando in una crescente ostilità nei confronti dei migranti e nel consolidarsi di politiche securitarie ed emergenziali. Eppure la storia degli ultimi 25 anni insegna che recinti e muri non fermeranno i migranti, pur rendendo i viaggi più pericolosi e costosi per chi li intraprende e dunque proficui per i trafficanti che, in assenza di vie di accesso legali, continuano a detenerne il monopolio. C’è invece un chiaro e immediato legame, come papa Francesco sottolinea spesso, tra migrazioni forzate e commercio delle armi, che complica e allontana la soluzione dei conflitti.
Nel 2016 in Italia l’esportazione di armi è cresciuta dell’85%. Il 58,8% delle esportazioni ha riguardato Africa Settentrionale e Medio Oriente. E come le inchieste giornalistiche di “Avvenire” hanno segnalato purtroppo, nonostante i divieti di legge, armi prodotte in Italia arrivano pure in Paesi in guerra. All’interno della nostra società, al pari di quanto sta accadendo in gran parte del mondo, cresce il numero degli esclusi e degli invisibili che, anche per effetto di alcuni provvedimenti amministrativi, rischiano di essere privati del diritto di avere diritti. Leggi che si definiscono pragmatiche sollevano chi le applica dalla responsabilità di porsi domande sulle conseguenze che hanno sulla vita e sulla dignità di molte persone. I reati di solidarietà, sempre più frequentemente perseguiti, suggeriscono che ogni azione di umanità, dall’accoglienza al salvataggio in mare, nasconda un secondo fine, magari illecito. Le vere frontiere non sono nelle carte geopolitiche, ma nella nostra sensibilità, nel nostro senso di umanità. I rifugiati, vengono ridotti a “flussi migratori”, statistiche, numeri senza nome e senza volto, con il rischio di allontanarli sempre più dalla sensibilità e dall’incontro con i cittadini europei.
Con convinzione e urgenza vogliamo dire che l’unico futuro possibile è un futuro comune, che accompagnare i rifugiati ed essere con loro è, oggi, il modo più pieno di vivere la nostra cittadinanza. Ed è il modo più giusto per costruire società aperte e solidali in cui pace e diritti non siano privilegi, ma categorie accessibili e inclusive con cui misurare il progresso della nostra comune umanità. Celebrare nel nostro Paese la Giornata mondiale del rifugiato, farlo nei tanti Comuni che organizzano eventi e incontri con i rifugiati stessi, è un’occasione importante per tenere alta l’attenzione sulle storie e le vite dei migranti, sempre più trascurate da politiche e narrazioni emergenziali. In questa giornata celebriamo tutti gli uomini e le donne costretti alla fuga da guerre, persecuzioni e crisi umanitarie, da carestie, cause ambientali e ingiustizie sociali. Celebriamo i rifugiati riconosciuti dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ma anche i cosiddetti rifugiati de facto che sono in continuo aumento e che meriterebbero norme e definizioni più rispondenti alla loro condizione. Celebriamo anche chi li aiuta, chi si impegna ogni giorno per metterli in salvo, per accoglierli e per fare spazio a chi arriva da lontano in cerca di pace e solidarietà.
Celebriamo operatori, volontari, cittadini: migliaia di uomini e donne di buona volontà che non ci stanno a vivere in un società chiusa e impaurita, che hanno il coraggio di aprire porte, di stabilire relazioni, di vivere insieme. Perché diversità è ricchezza, perché la pace è un cammino e il pericolo più grande a cui la esponiamo è crederla arrivata, conquistata e soprattutto appannaggio esclusivo di pochi. Soprattutto oggi celebriamo l’umanità che non si arresta.
*Sacerdote, presidente Centro Astalli– Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia
   


Ricetta: Polpette al basilico con patate novelle al vapore

per due persone

400 gr. carne macinata di petto di pollo (se non c'è petto di pollo, manzo macinato)
mollica di due panini
1/3 di tazza di latte
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
8 foglie di basilico
3 cucchiai di pan grattato
sale q.b.
pepe q.b.
4 patate novelle
prezzemolo congelato q.b.

Far ammollire la mollica nel latte per 5 minuti. Strizzare il pane e aggiungerlo al macinato di carne. Successivamente unire il formaggio grattugiato e il basilico tritato. Amalgamare il composto di carne con il pangrattato, il sale e il pepe. Ricavare le polpette e sistemarle sulla gratella della vaporiera. 
Pelare le patate e tagliarle a cubetti. Metterle su un altro piatto della vaporiera. Cuocerle 25 minuti, come le polpette, e poi salarle e aggiungere del prezzemolo anche congelato. Dopo la cottura, lasciare raffreddare le polpette e servirle aggiungendo un filo di olio extravergine e del basilico fresco.  Servire le polpette al basilico con le patate novelle.





domenica 18 giugno 2017

E' facile ottenere approvazione...

E' facile ottenere approvazione:
basta dire ciò che gli altri vogliono sentirsi dire.
Ma prova a ottenere approvazione dicendo
ciò che pensi. Avrai un "brutto carattere" per
molti.
Dal sito Presenza Mentale 17.6.2017
E' facile ottenere approvazione...

sabato 17 giugno 2017

Ricetta: Frittata di patate al forno

La frittata di patate al forno è la classica ricetta salva pranzo e salva cena.
Per 1 persona basta prendere 3 patate sbucciarle e tagliarle a cubetti. Cuocerle nell'acqua bollente salata con un filo d'olio per 15 minuti, poi scolarle in uno scolapasta e lasciarle raffreddare. In una ciotola   mettere due uova, un bel cucchiaio di parmigiano, sale e pepe q.b. e mescolare con una forchetta. Dopo che le patate si sono raffreddate unirle nella ciotola alle uova e mescolare bene il tutto. In una teglia rettangolare mettere carta da forno e poi aggiungere il composto. Nel forno già riscaldato cuocere la frittata 20 minuti a 180 gradi, facendo attenzione che non bruci.

Felicità

Dal sito Presenza mentale:

"La felicità è quando ciò che dici, che pensi e che fai sono in armonia"


Mahatma Gandhi

mercoledì 14 giugno 2017

I peggiori....

Dal sito Presenza mentale                                                                                                                    

"I peggiori sono quelli che vivono sempre nel mezzo. Non scelgono. Non si sbilanciano.Non fanno mosse pur di non fare sbagli. Inutili."

venerdì 2 giugno 2017

Film: La grande bellezza

La grande bellezza è un film del 2013 diretto da Paolo Sorrentino.
La sceneggiatura è stata scritta dal regista assieme a Umberto Contarello.
È stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2013. Ha vinto il Premio Oscar come miglior film straniero,il Golden Globe e il BAFTA nella stessa categoria, quattro European Film Awards, nove David di Donatello (su 18 nomination), cinque Nastri d'Argento e numerosi altri premi internazionali.
Il film si apre con una citazione da Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline, che funge da chiave di lettura introduttiva per il "viaggio" narrato ne La grande bellezza: «Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l'immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato, è un romanzo, nient'altro che una storia fittizia. Lo dice Littré, lui non si sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi, è dall'altra parte della vita».
Trama
« A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: "La fessa". Io, invece, rispondevo: "L'odore delle case dei vecchi". La domanda era: "Che cosa ti piace di più veramente nella vita?".
Ero destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella. »
Jep Gambardella è un navigato giornalista di costume e critico teatrale, dal fascino innegabile, impegnato a districarsi tra gli eventi mondani di una Roma così immersa nella bellezza del passato, che tanto più risalta rispetto allo squallore del presente. Cimentatosi in gioventù anche nella scrittura creativa, è autore di una sola opera, L'apparato umano. Nonostante gli apprezzamenti e i premi ricevuti, Gambardella non ha più scritto altri libri, non solo per sua pigrizia, ma soprattutto per un blocco creativo da cui non riesce a uscire. Col tempo, lo scopo della sua esistenza è diventato quello di trasformarsi in "un mondano", ma non un mondano qualunque, bensì "il re dei mondani", come lui stesso confessa: «Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito "il vortice della mondanità". Ma io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani. E ci sono riuscito. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire».
Partecipa ogni notte a un teatrino confuso e annoiato di amici intimi e compagni di sventure («Siamo tutti sull'orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, prenderci un po' in giro...»), tra cui Romano, scrittore teatrale mai realizzato e perennemente al guinzaglio di una giovane donna che lo sfrutta; Lello, ricco venditore all'ingrosso di giocattoli dalla parlantina sciolta e marito infedele di Trumeau; Viola, facoltosa borghese e madre di un figlio affetto da gravi problemi psichici di nome Andrea che si suiciderà schiantandosi volontariamente con l'auto (uno tra gli eventi che avrà un ruolo nel cambiamento di Jep forse perché, come sembra più chiaro nella versione estesa, Jep risulta essere suo padre) ; Stefania, egocentrica scrittrice radical chic; Dadina, la direttrice nana del giornale su cui Jep scrive.
Una mattina, tornando da uno di quegli insipidi salotti, incontra il marito di Elisa, che un tempo era stata il suo primo (e probabilmente unico) amore: l'uomo lo attende davanti alla porta di casa per annunciargli, piangente, che Elisa è morta, lasciando dietro di sé solo un diario chiuso da un lucchetto, che l'uomo ha violato, in cui la donna narra dell'amore, mai perduto, verso Jep; il marito ha scoperto, così, di essere stato, per 35 anni, un semplice surrogato, nient'altro che "un buon compagno". Il marito di Elisa, ora afflitto e addolorato, ben presto, però, troverà consolazione nell'accoglienza affettuosa della sua domestica straniera.
Quest'episodio, unito al compimento del suo 65º compleanno, spinge Jep a una profonda e malinconica rivisitazione della sua vita, a una lunga meditazione su sé stesso e sul mondo che lo circonda. E, soprattutto, innescano in lui un pensiero che, probabilmente, albergava nascosto in lui da molto tempo, quello di cimentarsi ancora nella scrittura: «Ho una mezza idea di riprendere a scrivere», confida al suo amico Romano.
Roma diventa così teatro onirico di feste, vignette, presagi e incontri casuali, da Ramona, spogliarellista dai segreti dolorosi, al cardinale Bellucci, in cui è più viva la passione per la cucina che per la fede cattolica; ma, soprattutto, diventa il vero palcoscenico di Jep, sempre più convinto della futilità e dell'inutilità della sua esistenza. Il sogno di recuperare la sua identità di scrittore e letterato, di ritornare a quell'innocente bellezza del primo amore adolescenziale, sembrano infrangersi di fronte allo spettacolo aberrante e miserabile con cui Jep ogni sera deve e vuole confrontarsi.
Ben presto anche il suo "circolo vizioso" si rompe: Ramona, con cui aveva instaurato un rapporto innocente e profondo, muore per un male inguaribile; Romano, deluso dall'ingannevole attraenza di Roma, lascia la città salutando solo Jep; Stefania, umiliata da Jep che le aveva rivelato i suoi scheletri nell'armadio e le sue menzogne in faccia, abbandona il circolo mondano di Jep (rincontrandolo solo in seguito); Viola invece, dopo la morte del figlio, dona tutti i suoi beni alla Chiesa cattolica e diventa una missionaria in Africa.
La povertà di contenuti che continua a scorgere in queste feste trash e volgari lo induce infine, in un momento di ebbrezza, a un'amara confessione a cuore aperto: «Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?». Sembra il segno di un fallimento durato un'intera vita: «Ho cercato la grande bellezza e non l'ho trovata» dice il protagonista.
Ma proprio nel momento in cui le speranze sembrano abbandonarlo definitivamente, ecco che l'illuminazione arriva: dopo un incontro, spinto da Dadina che vuole ottenere un'intervista, con una "Santa", una missionaria cattolica nel terzo mondo, Jep si reca all'Isola del Giglio per un reportage sul naufragio della Costa Concordia[10]. E proprio qui, ricordandosi del suo primo incontro con Elisa in un flashback, si riaccende in lui un barlume di speranza: il suo prossimo romanzo è finalmente pronto per venire alla luce.
Sullo sguardo finalmente sereno di Jep, che osserva sorridente l'alba romana, si chiude il film, sulle note di The Beatitudes di Vladimir Martynov, suonato dal Kronos Quartet.


giovedì 1 giugno 2017

Bisogna osarli...

Dal sito Presenza mentale

"Forse il segreto è non tenersi i sogni nel cassetto. Bisogna usarli. Bisogna osarli."  Renzo Piano