Dead Man Walking - Condannato a morte | |
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Susan Sarandon e Sean Penn in una scena del film | |
Titolo originale | Dead Man Walking |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America, Regno Unito |
Anno | 1995 |
Durata | 122 min |
Genere | drammatico |
Regia | Tim Robbins |
Soggetto | dall'omonimo romanzo autobiografico di Helen Prejean |
Sceneggiatura | Tim Robbins |
Fotografia | Roger Deakins |
Montaggio | Lisa Zeno Churgin, Ray Hubley |
Effetti speciali | Maurizio Trani |
Musiche | David Robbins |
Scenografia | Tom Warren |
Costumi | Renee Ehrlich Kalfus |
Interpreti e personaggi | |
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Dead Man Walking - Condannato a morte (Dead Man Walking) è un film del 1995 diretto da Tim Robbins, basato sull'omonimo romanzo autobiografico di suor Helen Prejean. In Italia il film non è mai stato distribuito in DVD, mentre nel giugno 2011 è stato pubblicato in Blu-ray. Il titolo, Dead man walking è preso dall'espressione che comunemente usano i carcerieri americani per annunciare il tragitto che il condannato a morte compie fra la sua cella e la sala dell'esecuzione.
Trama
Un condannato a morte riceve la visita di una suora; il suo caso è disperato, manca poco al giorno dell'esecuzione. Matthew Poncelet, un bulletto di periferia, razzista e strafottente, insieme ad un suo complice, avrebbe ucciso una coppia di fidanzatini sorpresi in un boschetto e lo avrebbe fatto con una ferocia inaudita, dopo aver violentato la ragazza. Continua a professarsi innocente e scarica tutta la responsabilità sul presunto complice, che "se l'è cavata" con l'ergastolo perché ha avuto un difensore migliore. La suora, pur nutrendo fin dall'inizio sospetti sulla dichiarazione di innocenza del giovane condannato, fa di tutto per rinviare il giorno dell'esecuzione, in attesa di un riesame del caso. Tutti i tentativi sono vani. La famiglia di Poncelet accoglie la suora con diffidenza, lamentandosi che per colpa di Matthew adesso tutti i vicini li odiano ed i fratelli minori del condannato sono vittime di ingiurie e bullismo a scuola.
Non bastasse questo, Suor Helen, per nulla aiutata da Poncelet stesso, che in una intervista televisiva si dichiara razzista e terrorista, deve anche subire l'ira dei genitori dei ragazzi trucidati che si sentono beffati dal tanto interesse che lei riserva ad un assassino piuttosto che alle vittime dei suoi crimini. Si aggiunga poi a tutto questo il poco apprezzamento della famiglia di Helen per tutta la vicenda, e il fatto che le povere bambine nere, delle quali normalmente si occupava a tempo pieno, ora la scansano in quanto amica di un loro nemico.
Nel buio pesto di questa situazione Suor Helen scorge una piccola luce: Matt l'ha scelta come suo "consigliere spirituale", vale a dire l'unica persona che può assistere un condannato a morte nei suoi ultimi sei giorni e che può farlo fino all'ultimo istante.
Tra momenti di disperazione e di paura, Helen riesce a far breccia nel cuore di Matt che, salutati affettuosamente la madre ed i fratelli, mostrate a suor Helen le foto della propria figlia, da lui mai conosciuta, le confessa in lacrime, ad appena un quarto d'ora dalla sua fine, di essere stato lui ad uccidere il ragazzo ed averne violentato la fidanzata, ottenendo così quella libertà evangelica che appartiene solo alla Verità. Matt ha ora la forza, nella camera della morte, di chiedere perdono al padre del ragazzo da lui ucciso ed augurare ai genitori della ragazza di poter trovare sollievo dalla sua esecuzione. Helen, che più volte si era chiesta perché stesse facendo tutto questo, ora trova una risposta più che esauriente.
Il film si conclude con il funerale di Matt, cui partecipa anche il padre del ragazzo da lui ucciso.
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