sabato 11 febbraio 2017

Film: Nemiche per la pelle


Che succederebbe se due nemiche giurate, due donne opposte per temperamento e
stile di vita si ritrovassero a condividere la più incredibile delle eredità: il figlio del
loro ex-marito avuto per giunta non si sa né dove né quando? Lucia e Fabiola si
conoscono da anni, da anni e per anni si sono contese l'amore e l'affetto di Paolo
 ex marito di Lucia e attuale marito di Fabiola: La morte del malcapitato e suddetto
Paolo sembra segnare l’ultimo momento che saranno costrette a condividere, ma
Paolo che con loro due di figli non ne aveva mai voluti, forse colto da un sentore di
quanto sarebbe potuto accadergli, ha lasciato al suo amico e avvocato Stefano, nonché
gestore delle finanze di Fabiola, una lettera in cui invita le due donne a prendersi
cura congiuntamente del bambino, Paolo junior. Lucia e Fabiola, ambedue inadeguate
alla maternità, animate inizialmente dall'antico astio e da mere questioni ereditarie,
 iniziano così un viaggio dentro se stesse e dentro questa maternità tardiva e
inattesa. Proprio quando il piccolo Paolo comincia a far breccia nei loro cuori, viene
loro sottratto. Lucia e Fabiola saranno allora costrette per la prima volta ad unire le
forze, passare del tempo insieme e scopriranno, oltre tutte le evidenti differenze,
qualcosa che, forse, al fondo le accomuna. Riusciranno queste due improbabili donne,
ormai amiche, a ottenere l'affido del piccolo Paolo?
Curioso, che Nemiche per la pelle arrivi in sala a pochi giorni dal ventennale
del debutto di Ferie d’agosto, il film del 1996 nel quale Paolo Virzì stigmatizzava tic
e stereotipi dell’italiano (e delle italiane) di destra e di sinistra.
Curioso perché, pur con con stili e finalità del tutto differenti, anche questa
commedia di Luca Lucini (che origina da un soggetto della stessa Margherita 
Buy, protagonista al fianco di Claudia Gerini) continua a giocare con gli stessi tic e
gli stessi stereotipi.
Complesso sarebbe stabilire qui e con certezza se queste analogie, a due decenni
di distanza, stiano a simboleggiare l’immobilismo della società italiana o quello
del cinema di casa nostra: anche perché le cose vanno di pari passo, e non
potrebbe essere altrimenti.
Più facile, nonché evidente, è invece il fatto che la parola chiave, magica in grado
di mettere d’accordo le due anime del nostro paese, lo ying e lo yang dello Stivale,
sia sempre la stessa: famiglia.
Oppure - che è anche un po’ la stessa cosa, specie in questo film -  mamma.
Sì, perché le Nemiche per la pelle del film imparano a superare i rispettivi egoismi e
le radicate idiosincrasie delle loro vite, e a accettarsi (forse perfino a stimarsi) di fronte
a un bambino (pure cinese, ci mancherebbe potesse mancare l’accenno
al multiculturalismo) che le scioglie lentamente come ghiaccioli al sole.
Un bambino, due madri. Non lesbiche, per carità, che per quello la Buy ha già dato in
 Io e lei, ma comunque donne. E madri.
È bello e giusto, per carità, perché - come ricorda una severa giudice dei minori alla
fine del film - la famiglia è il luogo della cura prima che della biologia: anche
se l’affido [SPOILER] lo si dà alla madre di destra perché più affidabile [FINE SPOILER].
E però è anche troppo facile utilizzare la coperta del Tema per coprire le
manchevolezze di un copione a corrente alternata, che agli stereotipi ci si appoggia
per comodità (dai camerieri filippini laureati in Bocconi alla psicoterapia per cani e
gatti, passando per le solite case da film e da personaggi di contorno che son poco
più che macchiette), e quelle di due attrici che giocano un po' troppo con l’immagine
di sé stesse per conquistare, specialmente quando agiscono in autonomia e contrasto,
e non sono intrigate da dinamiche di coppia e complicità che invece funzionano di
più. E, nel complesso, una Gerini in stile Meloni è più efficace di una Buy che fa la
Buy.
Non mancheranno di apprezzare le “cammelle” che la produttrice del film
Donatella Botti cita come pubblico di riferimento del film, quelle che altri
chiamano “professoresse democratiche”: donne colte di ceto medio-alto, orientate
a sinistra.  Perché dentro Nemiche per la pelle c’è tutto quello che la carineria
della commediola italiana dei buoni sentimenti e del politicamente corretto vuole che
ci sia: perfino il personaggio che alla fine si scopre essere gay, e quello
dell’artista cialtrone ma simpatico e affascinante.
Senza contare la furberia della linea narrativa legata alle lumache e al potere
benefico della loro bava per la pelle: perché, si sa, essere mamme non vuol dire
mica rinunciare a essere donne.


















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