venerdì 28 giugno 2019

Dal quotidiano "Il Manifesto": Carola Rackete come Antigone, "prima delle leggi"

Carola Rackete come Antigone, «prima delle
leggi»
- Raffaele K. Salinari, 28.06.2019
Sea Watch 3.
"Carola Rackete, Comandante della Sea Watch 3, è certamente una figura che si può definire «tragica»
. La memoria torna all’Antigone di Sofocle, che scelse la pietà verso il corpo del fratello insepolto e
per questo fu condannata dalle leggi che il nuovo sovrano aveva promulgato. Eppure, esiste qualcosa
oltre le leggi, anzi, esiste qualcosa prima delle leggi, ed è ciò che ci fa avvertire nel profondo il senso
di appartenenza alla stessa specie: quella umana. Quando le leggi sconvolgono quest’ordine
superiore, immutabile perché ancorato al senso stesso della vita, ecco che si perdono i punti di
riferimento più saldi, e si corre il rischio di scivolare sul piano inclinato delle distinzioni gerarchiche:
nascono così le norme razziste, la xenofobia, il nazionalismo becero; a norma di legge si alzano i
muri e si abbattono i ponti, si chiudono i porti ed i produttori di filo spinato vedono alzare il prezzo
del loro classico prodotto. Il rifiuto di accogliere i naufraghi della nave della Ong da parte del
Ministro degli Interni, si colloca esattamente da questa parte dello spartiacque tra giustizia e legge
del più forte, cercando così, strumentalmente, di erodere una altro tassello di quella diga a
protezione dei Diritti Umani fondamentali eretta dalla Nazioni Unite dopo la tragedia del secondo
conflitto mondiale.
Questa è la posta in gioco, niente di meno, e bene lo ha colto il Presidente della Repubblica quando,
in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, ha riaffermato la necessità che l’Italia adempia ai
suoi doveri di solidarietà, assistenza e accoglienza, così come previsto dalla Costituzione Italiana e
dal diritto internazionale. E pretendere di trattare le questioni globali, come quelle migratorie,
spesso legate alla povertà, alle guerre, o ai cambiamenti climatici, a livello nazionale, o addirittura
regionale, rileva di una miopia che le ondate di calore di questa torrida estete tropicalizzante
dovrebbero invece inquadrare in una scenario rovesciato: quello della cooperazione internazionale, a
partire dalla lotta ai cambiamenti climatici e la ricerca della pace. Anche su questo il Governo a
trazione leghista sta cercando di imporre la sua visione strumentale e stravolgente della
cooperazione interazionale. Mentre in Libia, infatti, si combatte apertamente, e dunque in nessun
modo questo Paese può essere considerato un porto sicuro, il Decreto sicurezza bis istituisce presso
il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale un «Fondo di premialità per le
politiche di rimpatrio», che lega gli interventi di cooperazione italiani con i Paesi partner ad una
«particolare collaborazione» di questi ultimi nei rimpatri di soggetti irregolari. Ora, dato che ci si
appella alle leggi, ma evidentemente a corrente alternata, cioè solo a quelle create da questo
Governo tralasciando le precedenti, bisogna ricordare che la legge riconosce alla cooperazione allo
sviluppo gli obiettivi di: sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze; tutelare e affermare i diritti
umani; prevenire i conflitti e rafforzare le istituzioni democratiche.
Il Fondo proposto, dunque, snatura le finalità ultime della cooperazione allo sviluppo, introducendo
per la prima volta in modo formale un principio di condizionalità sugli aiuti, che risponderebbero a
interessi nazionali italiani più che ad obiettivi di sviluppo. E allora, mentre da una parte si accusano
le Ong di essere dalla parte dei trafficanti di esseri umani, dall’altra si decide di foraggiare
l’apertura di un “mercato dei rimpatri” in cui i Paesi partner possono aspettarsi di incassare un
prezzo per politiche di riammissione collaborative. Ecco perché, in una recente lettera aperta, oltre
40 sigle di Ong hanno chiesto al premier Conte di ricorrere alle sue responsabilità per fare sì che le
operazione di sbarco dei naufraghi delle Sea Watch 3 possano essere condotte nelle prossime ore,
assicurando l’opportuna immediata presa in carico dei minori ancora a bordo e di tutte le altre
persone bisognose di cure e supporto. Restare umani significa anche questo."
© 2019 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE

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