Addio a Luciano De Crescenzo, l'ingegnere che amava raccontare la filosofia
Lo scrittore avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 18 agosto
E’ morto dopo una lunga malattia Luciano De Crescenzo, scrittore, regista, filosofo, matematico, un grande intellettuale pop che ha saputo sfrondare la cultura alta di ogni accento di incomprensione per condurla alla portata dei più semplici. divulgatore si direbbe oggi, raffinato e attento conoscitore della storia, sapeva sintetizzare con infinita ironia il percosro dei popoli fino all’approdo finale. Grecista, latinista, aveva fatto mille mestieri e questa ecletticità di vedute gli dava agio di comprendere i problemi dei più deboli.
Si era laureato con il massimo dei voti a Napoli vicino al quartiere San Ferdinando dove era nato. Si era specializzato in ingegneria idraulica su consiglio del suo insegnante, il grande matematico Renato Cacioppoli. Per mantenersi aveva svolto mille attività poco inerenti con il suo sapere, dopo essere stato guantaio nell’esercizio di suo padre: da venditore di tappeti a cronometrista per le olimpiadi di Roma del 1960. Per vent’anni lavorò all’Ibm dopo essersi trasferito a Milano e quando arrivò la promozione non desiderata prese coraggio e si licenziò per dedicarsi completamente alla scrittura. E fu di lì a poco che pubblicò la sua prima opera, Così parlò Bellavista, che gli diede un enorme successo. Seicento mila copie vendute e la traduzione in giapponese lo convinsero che era sulla strada giusta. Infatti ha pubblicato più di cinquanta libri venduti in 44 Paesi, vendendo 25 milioni di copie di cui 7 solo in Italia.
Grande apprezzamento di pubblico e scarso riconoscimento della critica. De Crescenzo aveva sofferto di questa indifferenza dei critici, restii a riconoscergli i meriti dovuti e che il pubblico invece gli tributava a piene mani. Poliedrico, ottenne buoni risultati anche come regista di cinema e di teatro.
La camera ardente verrà allestita in Campidoglio.
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